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Imparare al tempo dell’intelligenza artificiale

  • Categoria dell'articolo:Digitale / events

Riflessioni e video dell’incontro su tecnologia, didattica e cittadinanza

Il 17 maggio eravamo più di 50 a riflettere sugli impatti dell’intelligenza artificiale sulle competenze, le didattiche, gli apprendimenti in occasione dell’incontro online organizzato su questo tema in collaborazione con Fondazione Bassetti. Insieme a noi c’era anche chi già da tempo “abita” questi mondi. Il garante della privacy ci ha anche dato una mano, sbloccando giusto in tempo ChatGpt, che è anch’essa intervenuta tra i nostri ospiti.

Giulia Tosoni (per Ed- Work) e Francesco Samorè (per Fondazione Bassetti) hanno aperto l’incontro, inquadrando l’ampio dibattito sull’uso dell’Ai nella scuola e nell’educazione in un’ottica esplorativa e non riduzionistica, sullo sfondo della recente regolamentazione in ambito UE e nella prospettiva già proposta da Dewey: “le società tecnologiche generano problemi resistenti ai tentativi di risoluzione nell’ambito delle istituzioni esistenti”

Il dibattito è stato guidato da tre domande chiave, la prima delle quali ha riguardato il tema centrale in Europa per questo 2023: le competenze.

La prima domanda è infatti stata: “Quali sono gli apprendimenti fondamentali da garantire a tutti, nel tempo dell’intelligenza artificiale?”

Tutti i nostri ospiti hanno dato una prima risposta e anche l’AI, interrogata tramite ChatGpt, ha detto la sua. Tra le tante le suggestioni proposte, ci piace citare:

  • Pensiero critico, intelligenza connettiva, sensibilità al contesto
  • Competenze di base per orientarsi e non essere passivi rispetto alla società dell’informazione
  • Interpretare informazioni complesse, interrogarsi sulle fonti, sapere progettare, coltivare la creatività
  • Leggere il mondo circostante; scrivere per partecipare nella società. E Immaginare.
  • Leggere e comprendere la realtà con un proprio sguardo personale e originale. 
  • Collaborare
  • Discutere e argomentare come esercizio alla base della costruzione delle convinzioni personali

A ricostruire la possibile narrazione ci ha aiutato Pietro Monari, project manager education di Ammagamma, ideatore del percorso Lucy (la scuola sperimentale sull’Intelligenza Artificiale per gli istituti secondari di primo grado). Pietro ci ha ricordato come stiamo progressivamente delegando la nostra autonomia a sistemi automatizzati di analisi e interpretazione della realtà in cui viviamo. Dobbiamo chiederci però come funziona questa intelligenza artificiale, come ragiona, e come il suo ragionamento influenza il nostro modo di pensare. In questo presente così tecnocentrico ridiventa centrale l’immaginazione e la creatività, così come la collaborazione tra le persone, elementi essenziali del pensiero umano, costituito non solo da saperi ma anche e soprattutto da valori.

La seconda domanda ha focalizzato più da vicino la responsabilità della scuola, dei docenti, degli educatori tutti: “Quali le potenzialità dell’AI nei processi di apprendimento? Quali i rischi concreti?”

Annamaria Lisotti, professoressa di matematica e fisica,  coordinatrice del progetto europeo BRAIINS (Bring AI in Schools) chi ha aiutato a far luce su una questione mal posta: quella del Plagio, perché se in una verifica formativa, che dovrebbe fornire feedback per migliorare, uno studente sente di dover/poter copiare forse è l’intero sistema a dover cambiare… e anche le richieste dei docenti. Nella sperimentazione durata tre anni lei e i suoi colleghi hanno potuto vedere che questo nuovo approccio è possibile. Il lapsus della professoressa che a più riprese riferendosi agli strumenti potentissimi dell’Intelligenza Artificiale ha di fatto detto “studenti potentissimi” è diventato un pò il motto dell’evento. La fiducia in questi giovani, capaci e anche potenziati da questi strumenti può e deve essere il centro della scuola, arricchita da tutte le Intelligenze. Questa magia, oggi, può accadere in un’arricchita prospettiva sociale dove l’apprendimento acquista una dimensione sempre più collettiva.

Anche Piero Rivizzigno ha offerto la sua testimonianza di imprenditore, impegnato nella costruzione di un’App che sfrutta l’intelligenza artificiale per decostruire i testi scritti, funzionalità davvero utile ai fini di un’apprendimento efficace.

Siamo così arrivati alla terza ed ultima domanda, centrale per chiunque si occupi di epistemologia e di apprendimento: “Come cambia la nostra memoria? E la nostra immaginazione? Che relazione c’è fra questo e l’apprendimento?”

Tra le prime riflessioni dei nostri ospiti, ci piace riportare:

  • gli strumenti tecnologici diventano un’estensione della nostra memoria, potenzialmente si può avere una memoria infinita
  • La nostra memoria sarà più labile, perché aiutata dai supporti digitali; l’immaginazione verrà aiutata, aumentata! Perché c’è in questa AI l’immaginazione di milioni di persone
  • La memoria s’accorcia, l’immaginazione s’amplia ma lungo diramazioni meno numerose. L’apprendimento diventa più d’azione meno di profondità
  • Memoria: da nozione a funzione/processo/algoritmo; Immaginazione: andare oltre; Relazione: effetto moltiplicatore
  • Sviluppare connessioni fra segmenti di conoscenza

A ricostruire il fil rouge tra le tante riflessioni ci ha aiutato Riccardo Fedriga, storico e filosofo, membro del sounding board di Fondazione Bassetti. Sicuramente la memoria delle giovani generazioni è cambiata ed è diventata meno verticale, profonda (la memoria tipica di chi ha utilizzato i libri per accedere alla conoscenza); più connettiva e legata alle letture contratte e concentrate dei media digitali.

Con l’intelligenza artificiale viene meno anche un’altra caratteristica della nostra memoria: la selettività. Tutti gli scritti del mondo contribuiscono infatti alla generatività degli algoritmi Intelligenti. Questa è una rivoluzione copernicana: non c’è più un problema di preservare, ma quelle di buttar via. E viene fuori così anche l’aspetto politico; nella scelta di decidere cosa mantenere e cosa buttar via, perché avere 8 miliardi di enciclopedie equivale a non averne nessuna.

È molto interessante vedere come le scansioni e le evoluzioni della storia sono legate al modo in cui conserviamo, trasportiamo e rendiamo tangibile la conoscenza. Stiamo parlando dei depositi della nostra immaginazione e della nostra creatività: sono all’esterno di noi, nelle istituzioni, nella società, nella scuola o negli archivi di ChatGpt

Le due ore sono davvero volate e – come sapevamo – non siamo riusciti a sviscerare tutti i temi e le domande, tuttavia sono emerse suggestioni davvero rilevanti e la consapevolezza che dovremo continuare a rifletterci.

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