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Generazione Z tra Ansia e Speranza

Quando la Scuola Diventa una Sfida Emotiva

Un’analisi Ipsos sostenuta da Fondazione Cariplo per l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo svela il conflitto interiore degli adolescenti: la paura di fallire e il bisogno urgente di essere riconosciuti.

L’ultima indagine Ipsos per l’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo offre uno sguardo approfondito sulla realtà emotiva degli adolescenti italiani, la cosiddetta Generazione Z. Lontani dall’essere semplicemente la “generazione social”, come spesso sono stati definiti, questi giovani vivono il loro percorso formativo in modo complesso, dove la scuola si configura non solo come luogo di apprendimento, ma soprattutto come una profonda “sfida emotiva” e, a tratti, un luogo di costante giudizio.

I dati emersi rivelano una grande vulnerabilità. Il sentimento più diffuso è il timore di fallire, una paura che pesa come una valutazione complessiva sul loro valore personale, ed è particolarmente evidente tra le ragazze e i ragazzi più grandi. Significative le differenze tra gli istituti: gli studenti dei licei sono più sottopressione rispetto ai coetanei che frequentano istituti tecnici o professionali. Questa disparità va ricondotta probabilmente alle maggiori aspettative di riuscita

Le differenze di genere sono marcate: le ragazze riportano livelli più elevati di ansia, paura e tensione legati al percorso scolastico, un divario collegato a fattori come le maggiori aspettative familiari e una maggiore propensione a interiorizzare i giudizi esterni.

Nonostante le difficoltà emotive, la ricerca evidenzia che gli adolescenti mantengono un buon livello di speranza attiva (pathway) e motivazione interna (agency) per raggiungere i propri obiettivi, con una media registrata rispettivamente di 3,61 e 3,52 , su una scala da 1 a 5. Il timore del fallimento è invece diffuso e pervasivo: i punteggi medi rilevati oscillano tra 2,4 e 2,9 su una scala da 1 a 5, con il valore più alto legato alla paura di provare vergogna e imbarazzo dopo un errore, seguita dalla svalutazione di sé e dal timore di deludere le persone significati.

Questi dati non parlano solo della gen Z, ma anche della scuola di oggi e di tutti noi noi adulti: genitori, ricercatori, pubblicisti. Ci ricordano che il nostro sguardo su di loro, le parole che usiamo, la fiducia che sappiamo trasmettere, possono fare la differenza.

Questi dati rivelano una grande vulnerabilità: un bisogno di linguaggi educativi capaci di riconoscere, sostenere e valorizzare. Non a caso la ricerca sarà presentata il 18 ottobre a Parole a Scuola, l’iniziativa orami annuale dell’associazione Parole Ostili

È nostro compito creare spazi inclusivi ed accoglienti in cui possa emergere la sensibilità e la voglia di costruire il futuro degli adolescenti di oggi